NUOVE CANDIDATURE

 

La candidatura della Turchia

La Turchia è sicuramente uno dei Paesi destinati all’ingresso nell’Unione europea ma è molto incerto il percorso che dovrà seguire il processo di adesione, iniziato già nel 1963, quando il Paese, a maggioranza islamica, firmava l’accordo di associazione. Nel 1970 fu stilato un protocollo addizionale che fissava più nel dettaglio gli obiettivi economici per l’accordo, e successivamente Ankara, nel 1987, presentava domanda di adesione. Solo negli anni Novanta, però, con la fine della guerra Fredda, il processo di integrazione della Turchia sembrava ottenere una forte accelerazione.

Il governo turco introduceva in quegli anni importanti riforme sotto l’aspetto politico, economico e dei diritti umani; restava, comunque, considerevole il divario tra Turchia ed Europa relativamente ai criteri di democrazia.

Il cammino della Turchia procedeva di pari passo con quello degli altri Paesi candidati; nel 1998 otteneva un aumento dei fondi destinati ad agevolare l’ingresso nell’Unione; nel 1999 il Consiglio europeo di Helsinki   le concedeva lo status di candidato all’adesione, ma per l’inizio dei negoziati veri e propri bisognava attendere un sensibile cambio di rotta da parte del  Paese sotto il profilo dei diritti umani.

E’ stata, comunque, la questione di Cipro a pesare di più sui negoziati. Nel rapporto del 2000 la Commissione rilevava ancora una diffusa corruzione, una mancata riforma dell’amministrazione pubblica e la necessità di ristrutturare settori commerciali come banche e agricoltura.

Nel 2002 la fase di adesione della Turchia subiva una fase di accelerazione dovuta a questioni interne e al ruolo strategico che il Paese ricopre nello scacchiere geopolitico. L’adesione veniva maggiormente sostenuta da una serie di riforme costituzionali e del codice penale. In ogni caso le successive decisioni del Consiglio di Copenaghen mettevano un freno agli entusiasmi di chi sosteneva una veloce annessione. Nel 2004 la Commissione europea si è espressa favorevolmente sulla possibilità di aprire i negoziati di annessione stabilendo una possibile interruzione di essi in caso di respinta delle condizioni imposte dalla Commissione.