Il Consiglio regionale accoglie, dal 26 aprile al 26 maggio 2017, la rassegna espositiva ‘Ferriera’ di Erika Cei.
‘Il progetto nasce nell’ottobre dello scorso anno con la finalità di documentare le condizioni di vita delle persone che abitano nei quartieri di Servola e Valmaura, a stretto contatto, dunque, con la Ferriera, stabilimento siderurgico datato 1897 che è tuttora in piena attività.
È difficile descrivere con poche immagini la vita degli altri. È difficile soprattutto quando ci si trova di fronte a persone che sono malate o che soffrono per la perdita dei loro cari e, oltre a questo, si trovano a combattere quotidianamente, contro fumi, polveri, odori, rumori di ogni genere che rendono la loro vita difficile, per non dire al limite. La mostra è dedicata a tutte queste persone, nella speranza che le loro storie non passino inosservate.'
'Storica di formazione, appassionata da sempre di immagini, Erika Cei ha iniziato a interessarsi al reportage grazie ad un workshop con la fotografa e scrittrice Monika Bulaj.
Autore dell’anno FVG 2014 – FIAF con il lavoro Accademia della follia – una commedia in tre atti, si è occupata anche di Bosnia Hercegovina e, sempre nel 2014, ha pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso un reportage sulle alluvioni che hanno devastato il Paese.
Premiata da Workshop Foundry Photojournalism per A time for gypsies, un lavoro riguardante una famiglia Rom a Sarajevo, ha inoltre realizzato E io ci metto la faccia, 160 ritratti di persone nell’ambito dell’iniziativa Salviamo la scritta La verità è rivoluzionaria, presso l’ex o.p.p. di Trieste.
Agli inizi del 2016, ha allestito, presso Oltre il giardino a Pordenone, la mostra La meta, reportage realizzato prevalentemente in Silos e relativo ai profughi afghani e pakistani che sono arrivati in Friuli Venezia Giulia, attraverso la rotta balcanica. Da tre anni sviluppa un progetto sulle contraddizioni dell’Europa contemporanea, di cui il reportage Ferriera è parte integrante.
Più di recente ha partecipato a Dublino alla mostra collettiva Trieste-Dublin, con alcune immagini relative agli anni trascorsi a Trieste dallo scrittore irlandese James Joyce. Il progetto porta il titolo Sua mare grega, appellativo scherzoso e del tutto triestino, con cui lo scrittore irlandese James Joyce chiamava la sua opera più celebre, l’Ulisse.’
(Presentazione e biografia a cura dell’artista)
La mostra sarà inaugurata mercoledì 26 aprile, alle ore 13.30, nella pausa dei lavori dell'Assemblea regionale.